Commento a:

Effect of diabetes on morbidity and mortality in patients with acromegaly.

D. Esposito, D.S. Olsson, S. Franzén, M. Miftaraj, J. Nåtman, S. Gudbjörnsdottir, G. Johannsson.

J Clin Endocrinol Metab (2022) 107(9):2483–2492

Il diabete mellito (DM) è uno dei principali fattori di rischio per malattia cardiovascolare e morte nella popolazione generale ([1]) ma il suo impatto sull’outcome dei soggetti acromegalici non è noto.

In questo studio gli autori hanno valutato 786 pazienti con acromegalia, 254 dei quali anche affetti da diabete mellito di tipo 2 (DM2) (ACRO-DM) in uno studio osservazionale di coorte con un follow-up di circa 9 anni, con dati provenienti dai registri nazionali svedesi. I pazienti ACRO-DM presentano un’età modicamente più elevata (62,6 anni) rispetto ai pazienti acromegalici senza DM2 (ACRO) (60 anni), con durata di malattia simile (6,8 e 6 anni). La mortalità è risultata del 60% maggiore negli ACRO-DM rispetto agli ACRO; in particolare la mortalità, ma anche la morbilità, cardiovascolare è risultata aumentata nel primo gruppo rispetto al secondo. I principali fattori di rischio sono risultati l’età e la durata del diabete, mentre sesso, fumo, pressione arteriosa e profilo lipidico non incidono.

Questo studio risulta essere significativo perché dimostra come la presenza di un’importante comorbilità dell’acromegalia, il DM, ne influenzi molto l’outcome, indipendentemente dagli approcci terapeutici utilizzati.

Il riscontro più rilevante di questo studio è rappresentato dal fatto che esso sottolinea l’importanza di una gestione ottimale non solo dell’acromegalia ma anche delle sue complicanze e comorbilità ([2]). L’attenzione nei confronti della gestione del DM ricopre un ulteriore elemento importante, data l’“epidemia” di alterazioni metaboliche nella popolazione occidentale, soprattutto nelle fasce di età più avanzate, anche nel paziente acromegalico ([3]).

Questi dati suggeriscono, inoltre, l’opportunità di trattare in modo appropriato le alterazioni del metabolismo glucidico nel paziente acromegalico per migliorarne l’outcome.