Commento a:

Incident diabetes risk is not increased in transgender individuals using hormone therapy.

D. van Velzen, C. Wiepjes, N. Nota, D. van Raalte, R. de Mutsert, S. Simsek, M. den Heijer.

J Clin Endocrinol Metab (2022) 107:e2000–e2007

Gli individui transgender ricevono una terapia ormonale per indurre le caratteristiche fisiche corrispondenti al genere sentito. Donne trans (sesso maschile assegnato alla nascita, identità di genere femminile) spesso ricevono estrogeni con o senza terapia anti-androgenica per indurre la femminilizzazione, mentre gli uomini trans (sesso femminile assegnato alla nascita, identità di genere maschile) spesso ricevono testosterone per indurre la mascolinizzazione. A parte i cambiamenti nelle caratteristiche fisiche, come lo sviluppo del seno o la crescita dei capelli, la terapia ormonale influenza anche la composizione corporea e il metabolismo. Klaver e collaboratori hanno riportato un aumento del grasso corporeo totale del 28% nelle donne trans durante il primo anno di terapia ormonale, mentre il grasso corporeo totale è diminuito del 10% negli uomini trans, in linea con i dati di una meta-analisi sul cambiamento della composizione corporea negli individui transgender [1].

È stato dimostrato un cambiamento nella sensibilità all’insulina negli individui transgender durante la terapia ormonale, con una diminuzione della sensibilità all’insulina nelle donne trans, ma nessun effetto negli uomini trans. Due studi più ampi e recenti hanno confermato lo sviluppo della resistenza all’insulina nelle donne trans, mediante il calcolo dell’HOMA-IR, e hanno notato un aumento della sensibilità all’insulina negli uomini trans [2, 3]. I cambiamenti nel peso corporeo e nella sensibilità all’insulina sono fortemente associati al rischio di diabete di tipo 2. Tuttavia, se il diabete di tipo 2 sia effettivamente più frequentemente presente negli individui transgender che utilizzano la terapia ormonale rispetto agli adulti nella popolazione generale non è ancora noto. Gli studi presenti in letteratura suggeriscono che le donne trans abbiano un rischio più elevato di diabete di tipo 2 rispetto agli uomini nella popolazione generale e che il rischio sia inferiore negli uomini trans rispetto alle donne nella popolazione generale. Ciò sarebbe in linea con l’aumento attualmente inspiegabile dell’incidenza di malattie cardiovascolari e della mortalità cardiovascolare correlata nelle donne trans.

Gli autori di questo lavoro hanno analizzato in maniera retrospettiva i dati della Coorte di Amsterdam della disforia di genere con individui transgender in terapia ormonale tra il 1972 e il 2018. Tali dati sono stati collegati al registro nazionale di dati sanitari. L’insorgenza del diabete è stata dedotta dalla prima dispensazione di un agente ipoglicemizzante. I rapporti di incidenza standardizzati (SIR) sono stati calcolati per le donne trans e gli uomini trans rispetto allo stesso sesso di nascita della popolazione generale. Gli autori hanno evidenziato che, rispetto al sesso assegnato alla nascita nella popolazione generale, nessuna differenza nell’incidenza del diabete mellito di tipo 2 è stata osservata nelle donne trans (\(\text{N} = 2585\), 90 casi; SIR 0,94; 95% IC 0,76–1,14) o uomini trans (\(\text{N} = 1514\), 32 casi; SIR 1,40; IC 95% 0,96–1,92). Pertanto, concludono che nonostante gli studi riportassero un aumento della resistenza all’insulina nella terapia ormonale femminilizzante e una diminuzione della resistenza all’insulina nella terapia ormonale mascolinizzante, l’incidenza del diabete negli individui transgender dopo l’inizio della terapia ormonale non era diversa rispetto alla popolazione generale.

Questi risultati sono rassicuranti e suggeriscono che non vi è alcun motivo specifico per aumentare la frequenza di screening del diabete tipo 2 nei transgender rispetto alla popolazione generale. Studi precedenti sull’effetto degli ormoni cross-sex sulla sensibilità all’insulina potrebbero aver rivelato effetti specifici del ciproterone acetato piuttosto che gli effetti dell’estradiolo.