Commento a

Dabrafenib plus trametinib in patients with BRAF V600E-mutant anaplastic thyroid cancer: updated analysis from the phase II ROAR basket study.

V. Subbiah, R.J. Kreitman, Z.A. Wainberg, J.Y. Cho, J.H. Schellens, J.C. Soria, P.Y. Wen, C.C. Zielinski, M.E. Cabanillas, A. Boran, I. Palanichamy, P. Burgess, T. Romero Salas, B. Keam.

Ann Oncol (2022) 33(4):406–415

Il carcinoma anaplastico della tiroide (ATC) è un tumore molto raro che rappresenta circa il 2% di tutti i tumori tiroidei. L’incidenza è maggiore nell’età avanzata con picco nella sesta-settima decade [1]. La prognosi è infausta, con sopravvivenza di alcuni mesi dopo la diagnosi e un tasso medio di sopravvivenza a un anno di circa il 20% [1]. Gli approcci terapeutici standard utilizzati nei tumori tiroidei quali la tiroidectomia e la radioterapia sono meno efficaci nell’ATC a causa dell’importante coinvolgimento locoregionale e a distanza della malattia, frequentemente già presente alla diagnosi. Dato, quindi, lo stadio avanzato di molti ATC alla diagnosi, è indicata la terapia sistemica [2]. I tassi di risposta con la maggior parte delle terapie sistemiche quali la chemioterapia e gli inibitori della multichinasi, sono molto bassi e stimati essere di circa il 15% [1]. Ad oggi, l’unica opzione di terapia sistemica raccomandata dalle linee guida per il trattamento dell’ATC avanzato rimane la combinazione dell’inibitore di BRAF, dabrafenib e dell’inibitore di MEK trametinib, approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense e da più di 15 altre autorità di regolamentazione in tutto il mondo dal 2018 per il trattamento di localmente ATC avanzato o metastatico con mutazione BRAF V600E [3]. L’approvazione di dabrafenib più trametinib per l’ATC si basava sui risultati dello studio basket di fase II, in aperto, condotto in pazienti con tumori rari mutanti BRAF V600E, in cui sono stati valutati 15 pazienti con ATC [4].

Il lavoro di Subbiah e collaboratori [5] riporta un’analisi aggiornata di questo studio, descrivendo in modo completo l’efficacia e la sicurezza di dabrafenib più trametinib in una coorte di 36 pazienti con ATC non resecabile o metastatico. Il follow-up mediano dei pazienti era di 11,1 mesi (range: 0,9–76,6 mesi). La risposta complessiva (ORR) valutata dallo sperimentatore era del 56% (intervallo di confidenza al 95%: 38,1–72,1%), di cui 3 risposte complete; il tasso di durata della risposta (DOR) a 12 mesi era del 50%. La sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) e la sopravvivenza (OS) mediane erano rispettivamente di 6,7 e 14,5 mesi. La PFS e OS a 12 mesi erano 43,2 e 51,7% e il tasso di OS a 24 mesi era del 31,5%.

Questi risultati aggiornati confermano il sostanziale beneficio clinico e una tossicità gestibile di dabrafenib più trametinib in BRAF V600E-mutante ATC. L’impiego combinato di dabrafenib e trametinib ha notevolmente migliorato la sopravvivenza a lungo termine e rappresenta una valida opzione terapeutica per il carcinoma anaplastico della tiroide.

Commento

Il carcinoma anaplastico della tiroide rappresenta ancora oggi un’importante sfida per il clinico data la presenza alla diagnosi di un massivo interessamento delle strutture del collo che non permette, nella maggior parte dei casi, un trattamento chirurgico risolutivo. I risultati di questo studio evidenziano come la combinazione di dabrafenib più trametinib abbia un’attività clinica significativa in paziente con ATC localmente avanzato o metastatico e mutazione di BRAF V600E, fornendo quindi a una larga percentuale di pazienti con ATC, un’opzione terapeutica in grado di garantire un buon controllo della malattia. Nonostante i risultati incoraggianti di questo studio è importante sottolineare che questo tipo di mutazione si osserva in circa il 50% di pazienti affetti da ATC per cui, ancora oggi, un significativo numero di pazienti con carcinoma anaplastico della tiroide non dispone di una terapia efficace.