Commento a:

Low-density lipoprotein cholesterol is associated with insulin secretion.

C. Dannecker, R. Wagner, A. Peter, J. Hummel, A. Vosseler, H.-U. Häring, A. Fritsche, A.L. Birkenfeld, N. Stefan, M. Heni.

J Clin Endocr Metab (2021) 106(6):1576–1584

La terapia ipolipemizzante con statine rappresenta un pilastro nella prevenzione degli eventi cardiovascolari. Recenti meta-analisi hanno evidenziato che la terapia con statine si associa a un aumento dell’incidenza di nuovi casi di diabete mellito di tipo 2 (DM2) [1]. Non è chiaro, però, se i pazienti valutati siano già predisposti allo sviluppo di DM2 oppure se la terapia con statine causi questo evento. In questo studio, quindi, gli autori valutano l’associazione fra i livelli di LDL colesterolo, i meccanismi patogenetici del DM2 e la secrezione insulinica [2] in una coorte di più di tremila pazienti ad alto rischio di DM2. Lo studio ha evidenziato l’assenza di associazione fra i livelli di LDL colesterolo e i livelli di glucagone a digiuno o dopo OGTT. D’altra parte, è stata evidenziata un’associazione positiva fra i livelli di LDL colesterolo e gli indici di secrezione insulinica basati sul peptide C e un’associazione negativa fra i livelli di LDL colesterolo e l’indice insulinogenico. Gli autori concludono che, dal momento che il peptide C riflette la secrezione di insulina indipendentemente dalla clearance epatica, i loro risultati indicano la presenza di una minore secrezione di insulina in caso di livelli minori di LDL colesterolo. Questo riscontro potrebbe spiegare il peggioramento del controllo glicemico in risposta a farmaci che riducono i livelli di colesterolo.

Questo studio risulta essere significativo perché l’utilizzo delle statine come farmaco ipolipemizzante è estremamente frequente nei pazienti con sindrome metabolica, che sono altrettanto a rischio di sviluppare disturbi dell’omeostasi glucidica.

Il riscontro, forse, più rilevante di questo studio è rappresentato dal fatto che i livelli di LDL colesterolo sono risultati correlati alla secrezione e alla clearance dell’insulina, ponendo le basi per nuovi orizzonti fisiopatologici per le malattie del metabolismo glucidico e lipidico, andando a sottolineare ancora una volta la centralità del fegato come organo omeostatico.

Questi dati suggeriscono, inoltre, prudenza nell’uso delle statine in soggetti con disturbi del metabolismo glucidico, che ne potrebbe essere ulteriormente danneggiato.