Commento a:

Ten-hour time-restricted eating reduces weight, blood pressure, and atherogenic lipids in patients with metabolic syndrome.

M.J. Wilkinson, E.N. Manoogian, A. Zadourian, H. Lo, S. Fakhouri, A. Shoghi, X. Wang, J.G. Fleischer, S. Navlakha, S. Panda, P.R. Taub.

Cell Metab (2020) 31(1):92–104.e5

Diversi studi in vivo su modelli animali di obesità e di sindrome metabolica (SM) hanno dimostrato come la restrizione temporale dell’alimentazione (time-restricted eating, TRE) sia in grado di determinare un significativo calo ponderale con una riduzione dell’adiposità e un miglioramento metabolico in termini di ripristino della tolleranza glucidica e riduzione dei livelli di colesterolo e trigliceridi [1, 2]. Tuttavia, ad oggi non ci sono evidenze che documentino gli effetti metabolici di un regime alimentare basato sul TRE in pazienti affetti da SM.

L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare in trentacinque pazienti con SM gli effetti di un programma di TRE sul metabolismo, sul peso corporeo e sulla distribuzione della massa grassa. L’intervento è stato condotto per 12 settimane con l’esclusiva richiesta di alimentarsi in un arco temporale limitato giornaliero di 10 ore, ed è stato monitorato mediante il supporto informatico di una app (myCircadianClock, mCC app) con lo scopo di annotare gli orari dei pasti, l’intake calorico e il ciclo sonno-veglia. I pazienti sono stati sottoposti, prima e dopo l’intervento, a valutazione dei parametri antropometrici (peso, BMI, circonferenza vita), dei livelli circolanti dei lipidi (colesterolo totale, LDL, non-HDL, trigliceridi), dei marcatori di infiammazione (PCR) e di parametri metabolici (glicemia, HbA1c, insulinemia, HOMA-IR).

La coorte arruolata ha mostrato una buona aderenza al trattamento con un miglioramento della qualità del sonno e del riposo. Il programma TRE si è associato a un significativo calo ponderale (−3%), a una riduzione del BMI (−3%), della circonferenza vita (−4%) e del grasso viscerale (−3%). Inoltre, è stato osservato un decremento nei livelli di colesterolo totale (−7%), colesterolo LDL (−11%) dopo l’intervento, così come una significativa riduzione della pressione arteriosa sistolica e diastolica (−4 e −8%, rispettivamente). È interessante notare come gran parte dei pazienti fosse già in terapia farmacologica (79 e 63% in terapia con statina e anti-ipertensivi, rispettivamente) suggerendo come i benefici ottenuti con il TRE sia additivo all’effetto dei farmaci; inoltre, va rimarcato come gli effetti delle variazioni lipidiche e pressorie siano risultate statisticamente indipendenti dalle variazioni ponderali.

Il trattamento non ha comportato evidenti variazioni glicemiche, sebbene nei soggetti che al basale presentavano livelli di glucosio a digiuno più elevati abbiano mostrato un miglioramento della glicemia e dei livelli di HbA1c. Infine, al termine dello studio l’introito calorico è risultato ridotto (involontariamente) di circa il 10%.

In questo interessante lavoro, gli autori dimostrano come restringere la finestra temporale in cui alimentarsi a 10 ore al giorno in pazienti con SM sia in grado di favorire un significativo calo di peso e un miglioramento della distribuzione del grasso corporeo. In particolare, i pazienti sottoposti al regime TRE mostrano un miglioramento del profilo lipidico e della pressione arteriosa apparentemente indipendenti dalla variazione ponderale suggerendo, quindi, come il programma alimentare di per sé possa favorire un miglioramento del quadro metabolico complessivo. Pertanto, questi dati innovativi aprono nuove frontiere per la cura della SM, indicando come un intervento a costo zero, ovvero la restrizione dell’intervallo temporale in cui alimentarsi, sia in grado anche di potenziare l’efficacia della terapia farmacologica in uso.

Restano da chiarire alcuni punti salienti dello studio come, ad esempio, il potenziale contributo del miglioramento del ritmo circadiano e della qualità del sonno sull’effetto della terapia farmacologica, vista la relazione nota tra farmaci e ritmo sonno/veglia [3], così come è altresì importante comprendere se la riduzione dell’introito calorico a cui si assiste al termine del trattamento possa essere il risultato di variazioni ormonali dell’asse intestino-cervello e dei livelli dei principali ormoni anoressizzanti (PYY, leptina, GLP-1) conseguenti ad una variazione del bioritmo [4].