Riassunto
La più semplice e antica osservazione di carattere cosmologico è che il cielo di notte è buio. Questo fatto fu per la prima volta puntualizzato da Keplero nel 1610 che ne derivò la conclusione che l’Universo dovesse essere finito: se fosse infinito e le stelle fossero distribuite in modo omogeneo, in qualunque direzione guardassimo dovremmo incontrare una stella, più o meno lontana, e il cielo dovrebbe essere uniformemente luminoso. Ma dal XVII secolo iniziarono a crescere le evidenze in favore di un Universo sempre più vasto, possibilmente infinito. Newton in particolare si convinse che l’Universo dovesse essere infinito e uniformemente popolato di stelle, altrimenti la gravità verso l’interno ne avrebbe causato il collasso.
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Riferimenti bibliografici
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Ferrari, A. (2011). Dati cosmologici. In: Stelle, galassie e universo. UNITEXT(). Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-1833-4_18
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