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Leon Battista Alberti and the Art of Building

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Architecture and Mathematics from Antiquity to the Future
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Abstract

Alberti expressed the concept that the design is fixed in the mind that elaborates it; its form is invariable because it is independent from the material in which it is to be realized. In actual practice, of course, things are not exactly as Alberti presents them, because forms are determined by numbers and dimensions; one cannot simply ignore the importance of the factor of the weight, except perhaps during the initial formulation of the problem, and only then as long as the scale of the model is not too small with respect to the object to be realized. On the other hand, it is very probable that Alberti was codifying a design practice used in medieval workshops where models, due to their particular architectonic forms, were used to resolve problems of stability, if not of strength. As we shall see in this paper, the model of Brunelleschi's design for the Florentine cupola appears to have served this purpose.

First published as: Salvatore Di Pasquale , “Leon Battista Alberti and the Art of Building”, pp. 113–125 in Nexus II: Architecture and Mathematics, ed. Kim Williams, Fucecchio (Florence): Edizioni dell’Erba, 1998.

Salvatore di Pasquale (1931–2004).

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Notes

  1. 1.

    “… sicchè, conosciuta la resistenza di un picciol chiodo, o di una piccola caviglia di legno o di qualsivoglia altra materia, io potrò dimostrativamente sapere le resistenze di tutti i chiodi, di tutti i pali, di tutte le catene di ferro, di tutte le travi, travicelli, antenne, alberi, ed in somma di tutti i solidi di qualsivoglia materia, rimossi però gl’impedimenti accidentari di nodo, tarli, ecc.” (Galileo 1990: XVI 241–242).

  2. 2.

    In the Veneto, the collapse of the vault of J. Sansovino’s Marciana library at the end of 1545 was still vividly remembered.

  3. 3.

    “I ponti di queste quattro maniere si potranno far lunghi quanto richiederà il bisogno, facendo maggiori tutte le parti loro a proporzione” (Palladio 1968: III, 18).

  4. 4.

    “O quanto deve essere avvertito lo Architetto non solamente rispetto alia forma et ragione che nello animo et mente sua con modi artificiosi rivolge, ma quanto alla materia, i cui difetti sono infiniti, i rimedi pochi et difficili et alcuna fiata niuno, o di niun valore, però è bene che Vitruvio ci propone le maniere difettose, acciochè per lo contrario ci potiamo guardare dagli errori” (Vitruvius 1987: 128–129).

  5. 5.

    “…quella cosa che fa lo Scultore o Architetto, per esemplare o mostra di ciò che dee porsi nell’ opera da farsi; poichè il modello alcuna volta è minore, alcuna altra è della stessa grandezza. Fannosi i modelli di varie materie, a gusto de’ Professori, e secondo il bisogno; cioè di legname, di cera, di terra, di stucco, o d’altro. È il modello prima, e principal fatica di tutta l’ opera, e essendo che in essa guastando, e raccomandando, arriva l’Artefice al più bello e al piu perfetto. Serve agli Architetti per istabilire le lunghezze, larghezze, altezze e grossezze: il numero, l’ ampiezza, la specie, e la qualità di tutte le cose, come debbono essere; acciò la fabbrica sia perfetta: ed ancora per deliberare sopra le maestranze diverse, delle quali si deve valere nel condurre l’edificio, siccome per ritrovare la spesa che debba farsi in esso” (Baldinucci 1681).

  6. 6.

    “E per meglio dichiararmi seco, piglio il suo medesimo esempio di un ponte per passare un fosso largo, V. gr., venti piedi, il quale si trovi riuscito esser potente a sostenere e dare il transito a peso di mille libbre, e non più: cercasi ora se per passare un fosso largo quattro volte tanto, un altro ponte, contesto del medesimo legname, ma in tutti i suoi membri accresciuto in quadrupla proporzione, tanto in lunghezza quanto in larghezza ed altezza, sarà potente a reggere il peso di 4000 libbre. Dove io dico di no; e talmente dico di no che potrebbe anco accadere che è non potesse regger sè stesso, ma anche il peso proprio lo fiaccasse” (Galileo 1990: XVI 241–242).

  7. 7.

    “Battista dettò i libri della statua e della pittura, ma non riuscì ad adoperare con gloria lo scalpello e i pennelli; invece scrisse sull’arte di edificare…” (Mancini 1882: 365).

  8. 8.

    “Ma noi, per fare piu chiaro il nostro dire, parleremo in questo più largo. Conviensi intendere qui che cosa sia proporzionale. Diconsi proporzionali quelli triangoli quali con suo lati e angoli abbiano fra sè un ragione che, se un lato di questo triangoio sarà in lunghezza due volte pù che la base e l’altro tre, ogni triangolo simile, o sia maggiore o minore, avendo una medesima convenienza alla sua base, sarà a quello proporzionale; imperò che quale ragione sta da parte a parte nel minore triangolo, quella ancora sta medesima nel maggiore. Adunque tutti i triangoli così fatti saranno fra sè proporzionali” (Alberti 1975: 1, 14).

  9. 9.

    “…se il cielò, le stelle, il mare e i monti, e tutti gli animali e tutti i corpi divenissero così volendo Iddiò la metà minori, sarebbe che a noi nulla parrebbe da parte alcuna diminuita. Imperò che grande, picciolo, lungo, brieve, alto, basso, largo, stretto, chiaro, scuro, luminoso, tenebroso, e ogni simile cosa, quale può essere e non essere agiunta alle cose, però quelle sogliono i filosofi appellarle accidenti, sono sì fatte che ogni loro cognizione si fa per comparazione…” (Alberti 1975: I, 18).

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di Pasquale, S. (2015). Leon Battista Alberti and the Art of Building. In: Williams, K., Ostwald, M. (eds) Architecture and Mathematics from Antiquity to the Future. Birkhäuser, Cham. https://doi.org/10.1007/978-3-319-00137-1_44

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