Social Networks’s Culture Supporting Cancer Treatment Pathways: A Comparison Between a Group of Italian Patients and a Group of Foreign Patients

Abstract

The chapter explores the role of culture in shaping representations of social networks that support cancer care pathways within a comparison between two groups. Interactive data are presented for a group of native cancer patients and a group of foreign patients. The study involved 50 cancer patients (25 Italians and 25 foreigners) who were interviewed through the narrative method on the issues of social support in the context of the disease. All the interviews were audio-recorded, transcribed using a simplified version of the Jeffersonian method and analyzed through thematic analysis guided by the themes of social support. Data are presented on the narrative ways in which the two groups have described the implication in the care path of different groups to which they belong: family, health personnel, friends and members of the work network. It emerged that the family of foreign patients is little involved because it often resides in the country of origin while for Italian patients it is a fundamental source of support. Healthcare personnel are very involved in the management of the path for both groups who appreciate their relational competence. Friends are marginally involved for Italian patients while for foreign ones they perform important functions in absence of a family network, as do employers.

Appendix: Original Extracts of the Interview in Italian

Extract 1

8. Paziente::

Cioè ti danno retta, lasciano qualche minuto in più, però sono cose lasciami dire che da questo punto di vista sono importanti tanto e quanto il fatto poi della terapia, piuttosto che della cura. Essere trattato innanzi tutto come una persona e non come un malato. Banalmente, mi viene in mente l’infermiere che viene, aoh caro come stai? sembrano sciocchezze, però danno quel senso di, proprio di relazione che fa star bene insomma. Aiuta in qualche caso il dolore.

Extract 2

68. Paziente::

io quando andavo lì, sai quando sei straniera, stai un po’ dietro non puoi fare come gli italiani di incominciare a parlare nella sala d’attesa. No, no, io sto ferma nel mio posto. Però quando cominci a fare la terapia, a fare tutti gli esami, la scintigrafia, e quando io facevo tutti vedi una persona che non sta a suo agio, timorata da tutto questo, loro ti vengono incontro da farti rilassare, da essere aperta, da essere rilassata, da essere tranquilla. Questo ti danno il coraggio per affrontare tutti questi mali e per questo incominciando a parlare, domandandomi se hai figli, e sentivo come mi stavano vicino in tutto io mio dolore.

Extract 3

84. Paziente::

nel frattempo mi sono fatta le amiche italiane che sono venute anche a dormire con me. Si perché giù dove abito io intorno al mio palazzo ci sono i negozi. C’è il negozio di parrucchieri, c’è il bar, c’è frutta, c’è tutto, supermercati tutto. Andando sempre tutti i giorni abbiamo fatto amicizia, e poi io quando vedo qualcosa che c’è bisogno se posso dare una mano volentieri la do. E loro a questo punto abbiamo fatto amicizia, se una sta male vado, perché capisco che vuol dire stare male. Abbiamo fatto amicizia, e se io per esempio di sabato, se io non lavoro di sabato, il parrucchiere si può immaginare di sabato cos’è, io preparo pranzo, metto un recipiente grosso, vado giù e porto il pranzo. O un dolce, quello che mi pare. Sento loro che vogliono e subito faccio un te, qualcosa calda che ora arriva il freddo, in estate un gelato che lo faccio in casa mi fa piacere da fare. E loro mi stanno vicino

85. Ricercatore::

cosa hanno fatto per te in quel periodo?

86. Paziente::

anche venerdì ho fatto la colonscopia e mi hanno tolto due polipi e va bè. Non stavo bene perché non posso guidare, loro dal negozio una ha lasciato il negozio ed è venuta a portarmi, ed al ritorno le ho richiamate ed è venuta a portarmi a casa. Ieri sono passate a trovarmi, stai bene? come stai? hai bisogno di qualcosa, me lo puoi dire.

Extract 4

21. Ricercatore::

amici a chi pensa?

22. Paziente::

penso a miei amici, a quei 3, 4 persone che frequento da 40 anni, 50 anni, da quando ero studente qui vicino insomma, sono stati cari e cortesi. Ognuno mostrandomi il suo affetto, la sua vicinanza.

23. Ricercatore::

in che senso sono stati cari. Come gliel’hanno fatto sentire questo affetto?

24. Paziente::

mi sono stati vicini, mi sono venuti a trovare. Banalmente. Cioè persone che non è che frequento tutti i giorni ma che vedo ogni tanto, ogni tanto vuol dire una volta al mese piuttosto che una volta a settimana, per sbaglio si trovavano vicino casa mia e mi venivano a trovare. O si trovavano vicino allo studio e mi venivano a trovare e dicevano, ah son venuto, come stai? Banalmente no? Non è che dicevano, non è che so venuto a posta ma, ritengo che siano venuti a posta ma, oppure mi hanno telefonato.

Extract 5

106. Paziente::

la mia famiglia non sapeva niente, niente, niente! Non volevo farli soffrire. Anche perché́ stavano lontani, affrontare una situazione di persona è diverso che dirselo al telefono capito? perché́ tu senti che le cose sono più grandi. io l’ho passato con mia madre. per cui vuoi volare, vuoi mollare, non volevo che succedesse questo perché, non volevo che mia figlia la più̀ grande lavora, c’ha due bambini che mollasse tutto e che si precipitasse qui inutilmente perché́, io sto facendo la cura, loro non potevano fare niente.

Extract 6

34. Ricercatore::

chi l’ha seguita in questo momento?

35. Paziente::

beh i miei figli! Mia moglie che venivano quando c’era l’entrata in ospedale ma sono stati sempre in contatto con me. Telefonico etc. etc. Tutti i miei parenti più stretti, mio fratello, mia sorella, la mia famiglia tutta unita mi sono stati vicini poi se lei vuole a livello professionale, anche questo dottor bracci si è tenuto sempre in contatto per sapere, ancora oggi mi viene a trovare e così. Però il supporto fondamentale è stato quello della mia famiglia.

Extract 7

97. Paziente::

si, colleghe di scuola. Le metterei nel terzo cerchio perché era tutto un contorno che era anche sporadico quindi non è che era. Non mi telefonavano ogni giorno, o ogni settimana.

Extract 8

11. Paziente::

Diana che è un’amica mia, è quell’amica dove lavoro. Dove dormo insomma. Giorgio è il datore di lavoro, quel signore anziano dove lavoro, il marito di quella che è morta dei quadri. Poi c’è un’altra coppia Giorgio e Laura.

12. Ricercatore::

come ti hanno aiutato queste persone?

13. Paziente::

non mi hanno mai mollato, una persona che pesa 45 kg non è capace di lavorare. E viene a lavorare e tu paghi stipendio e contributi, me sa che io quando sono andata a lavorare un mese dopo la radioterapia, a 45 46 kg, che non camminavo quasi praticamente. Io sono andata a lavorare, si ho lavorato, ho preparato pranzo, ho fatto la spesa, ma tutto a rallentatore. Potevano anche non prendere a lavoro che dici? Una colf che non è capace di lavorare, c’era un altro datore di lavoro Giorgio e Laura che io andavo lì a lavorare e loro avevano un’altra persona perché io non potevo fare dei lavori pesanti, di nascosto, perché non volevano far sentire inutile. C’era un’altra, perché lei nel frattempo si è rotta anche la schiena perciò, va bé, qui ci scrivo datori di lavoro perché così magari.