Estratto
La civiltà occidentale nasce e si sviluppa all’insegna della parola. “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”, recita il Vangelo di Giovanni al suo primo inizio, mentre l’altra colonna su cui si basa la nostra cultura, la Grecia classica, assume come proprio fondamento il “Logos”, il cui significato è molteplice, ma che certo indica anche la parola intesa come sviluppo argomentativo, svolgimento ordinato del ragionamento. Insomma, da un lato la potenza generatrice del Verbo, che nomina e distingue (viene alla mente il concetto batesoniano di Creatura, il mondo generato appunto dall’attività nominativa dell’uomo, Bateson 1976); dall’altro la capacità rappresentativa e ordinatrice del Logos, che sta alla base dell’indagine filosofica. La parola, tra le altre cose, sembra dotata di un’immensa capacità antientropica: con essa l’uomo è in grado di ri-costruire il mondo “dato”, che è sempre eccessivo, sovraccarico di stimoli e perturbazio derivandone un mondo ordinato, a sua misura, dove abitare meglio. In tempi recenti, Carlo Emilio Gadda affermava di usare la parola della sua scrittura come utensile per imporre ordine a un mondo che gli sfuggiva da tutte le parti, e non importa se quest’impresa non gli riuscisse; anzi, la parola finiva con l’aumentare il disordine del mondo, ma il tentativo andava nella direzione opposta1.
In realtà Gadda oscilla tra lo sforzo di impartire ordine al mondo, comprimendone l’abbondanza, e l’attenzione a non amputarne la sterminata ricchezza. Da una parte dunque egli ricerca le cause degli eventi per dar loro un ordine razionale; questo tentativo peraltro non giunge ad avere valore predittivo e si arresta a un certo grado di approssimazione (come nell’analisi matematica di un fenomeno fisico mediante gli sviluppi in serie). È solo a posteriori che si può tentare di dare un significato preciso e deterministico ai fenomeni indagati. Per un altro verso, nel tentativo di non menomare la florida esuberanza del reale, Gadda si sforza di rispecchiarla nella sua scrittura, che assume un carattere “barocco”: ma per l’ingegnere “barocco è il mondo”, nel senso che è complicatissimo, è dotato di una minuziosissima ricchezza di dettaglio e manifesta una proliferazione senza fine di particolari, per cui solo una matematica più flessibile e sinuosa di quella classica potrebbe rendergli giustizia almeno parziale. Questo spiega l’interesse di Gadda per Leibniz e per la sua analisi differenziale, che punta alla radice generativa della ricchezza fenomenica. Specularmente, Gadda accende una lingua più articolata, elencatoria e polipesca di quella ordinaria, per tentare di rendere l’inesauribile ricchezza del mondo, amplificandone ogni minuzia e ogni particolare e generando cosÌ una sorta di curva frattale che diviene addirittura grottesca nel ricorso al calcolo infinitesimale e alla microscopia. (Antonello 2005).
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(2008). La parola e la realtà. In: Il senso e la narrazione. I blu. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-0779-6_3
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