Riassunto
Capita spesso di sorprenderci ad attribuire un antropomorfismo agli oggetti nel campo microscopico. Bisogna pensarci, perché di solito questa tendenza compare spontanea nell’uomo. L’antropomorfismo viene definito come l’attribuzione di sembianze fisiche, psicologiche o comportamentali umane a fenomeni naturali, divinità, esseri animati o inanimati. Era ampiamente applicato nella mitologia greco-romana e poi nelle religioni. Il ragionamento filosofico è stato nel tempo il principale artefice del suo riconoscimento, specialmente nell’Illuminismo, quale tendenza spontanea dell’umanità. Ci si può chiedere come sia possibile fare dell’antropomorfismo nell’osservazione microscopica, di solito campione di obiettività scientifica. Si può, tenendo conto di quello che è stato detto delle influenze dei contenuti della memoria implicita con i meccanismi iponoici e ipobulici. Siamo inclini a riconoscere a oggetti del campo microscopico sentimenti o atteggiamenti o intenzioni positivi o negativi, in linea con la loro interpretazione biologica. Sarebbe interessante discutere se sia questa a trascinare l’antropomorfismo o viceversa se questo sia su base affettiva. Di solito interviene il rigore scientifico come correttore, ma è importante qualche volta proprio esercitarlo espressamente. Interviene a correggere intenzioni o atteggiamenti buoni o cattivi da parte degli oggetti del campo.
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References
Hall ET. La dimensione nascosta, Bompiani, Milano, 1982.
Kerr JFR, Wyllie AH, Currie AR. Apoptosis: a basic biological phenomenon with wide ranging implications in tissue kinetics, Br J Cancer 1972; 26: 239.
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Schiffer, D. (2011). L’antropomorfismo applicato agli oggetti del campo. In: Attraverso il microscopio. I blu. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-1893-8_16
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DOI: https://doi.org/10.1007/978-88-470-1893-8_16
Publisher Name: Springer, Milano
Print ISBN: 978-88-470-1892-1
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