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Sul contributo degli scolî all’edizione del testo dell’ Alcesti di Euripide

  • Chapter
Griechisch-römische Komödie und Tragödie II
  • 37 Accesses

Abstract

La forma dello scolio, intesa come osservazione, annotazione per chiarire un passaggio, per ricordare un dato mitologico o storico è, si può dire, intimamente legata all’esistenza stessa di un testo. Tuttavia l’aspetto importante è la conservazione scrittain fisica corrispondenza al testo.

Esprimo la mia gratitudine al prof. A. Garzya e al prof. B. Zimmermann per l’attenzione e l’incoraggiamento, per me indispensabili, che hanno voluto rivolgere cortesemente a queste brevi osservazioni.

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Notes

  1. Cfr. Glossen und Scholien zur Hesiodischen Theogonie, heraus. v. H. Flach, Osnabrück 1970, p. 31.

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  2. Cfr. U. von Wilamowitz-Moellendorff, Einleitung in die griechische Tragödie I, Berlin 1907 (rist. Hildesheim 1988), p. 166.

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  3. Cfr. A. Gudemann, s.v. Scholien, in RE LII (1921), coll . 629 s.

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  4. La piú recente raccolta degli scolî (non metrici) euripidei, dopo quella del Dindorf (1863) rimane quella di E. Schwartz, Scholia in Euripidem I–II, Berlin 1887–1891. A questa edizione si riferiscono tutti i nostri rimandi.

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  5. Bisogna riconoscere, come avvertiva A. Tuilier, Recherches critiques sur la tradition du texte d’Euripide, Paris 1968, p. 102 ; Id., Étude comparée du texte et des scholies d’Euripide, Paris 1968, p. 138, libro fondamentale per il nostro scopo, che, proprio attraverso alcuni scoll si può dedurre che già Giovanni Tzetze ed Eustazio di Tessalonica dovessero conoscere l’esistenza di un’altra selezione piú amnia delle prime sette, comprendente venti tragedie.

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  6. A. Turyn, The Byzantine Manuscript Tradition of the Tragedies of Euripides, Urbana 1957.

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  7. Per una visione piú dettagliata si confrontino Euripides, Heraclidae, ed A. Garzya, Leipzig 1974, pp. III–VII; Euripides, Alcestis, ed.A. Garzya, Leipzig 19832, pp. V–IX. Per i rapporti fra il codice L e P si vedano anche: A. Garzya, Sui rapporti dei codici L e P nel testo degli Eraclidi di Euripide, in Serta Turyniana, Urbana 1974, pp. 275–290 (= St. e Interpr. di testi bizantini, XXXI, London 1974 ); Euripides, Ion, ed. W. Biehl, Leipzig 1979, pp. XIII–XXII.

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  8. Euripides, Hippolytos, ed. with Introd. and Comm. by W.S.Barrett, Oxford 1964, pp. 58 s. “We must suppose (what is in itself higly probable) that more than one ancient ms. survived into the Middle Ages to be used as a source for the medieval tradition, and that many of the discrepancies in that tradition go back to discrepancies between these ancient mss. There are two ways in which this might have happened. Either (a) the two medieval classes derive from the independent transliterations of different uncial mss. (each class might derive from a single such ms. or from the collation of more than one); (b) only one uncial ms. was transliterated, but corrections were later made, either in the transliteration itself or in a copy of it, from another uncial ms. (or mss.) which itself remained untransliterated, and the two classes derive from this single transliteration before and after correction (or perhaps from copies that had been corrected from different uncial mss.). Either hypothesis is tenable; either would account equally well for the presence of ancient alternatives in the medieval tradition”. Per altro verso bisogna premettere una necessaria considerazione, che, soprattutto per il teatro di Euripide, l’autore piú e piú a lungo rappresentato nell’antichità (già dal III/II sec. a. C.) anche di Euripide e Sofocle, la conservazione del testo è stata molto influenzata dalle scelte istrioniche. Queste avrebbero formato la ‘scelta delle dieci’ tragedie, contenute nella tradizione di HMBAV, a cui si sarebbero aggiunte altre nove, andando a fotmare la `scelta delle diciannove’ tragedie contenute nella tradizione di LP. La somiglianza dell’ordine delle tragedie nei due rami, nettamente distinti, invece, per la tradizione del testo, può far pensare ad un unico modello ispiratore. Appunto questa divergenza testuale potrebbe giustificare l’ipotesi di una duplice traslitterazione: una del capostipite della famiglia HMBAV, piú antica ma non anteriore ad una revisione critica alessandrina ravvisabile nel testo, e una del capostipite della famiglia LP, probabilmente, possiamo aggiungere, influenzata dalla critica bizantina. E’ il pensiero già avanzato nell’importante studio di A. Pertusi, Selezione teatrale e scelta erudita nella tradizione del testo di Euripide, in Dioniso XIX (1956), pp. 111–141; la continuazione dell’articolo in Dioniso XX (1957), pp. 18–37, in particolare p. 21. L’A. ammette che ci sia stato un unico esemplare, risalente all’età alessandrina, da cui in séguito sarebbero derivati due capostipiti: uno per la `scelta delle dieci’ tragedie (Ecuba, Oreste, Fenicie, Ippolito, Medea, Alcesti, Andromaca, Troiane, Baccanti e Reso) e uno per la silloge delle diciannove, cioè le prime piú altre nove (Elena, Elettra, Eracle, Eracidi, Ciclope, Ione, Supplici, Ifigenia taur., Ifigenia in Aul.). La scelta teatrale avrebbe determinato la formazione della prima raccolta, ininterrottamente utilizzata fino all’epoca bizantina perché contenente i drammi phi amati dal teatro, e della seconda, risalente ad un’altra raccolta alessandrina e piú dotta. Senonché va segnalato, in questo modo, il caso particolare di una tradizione fortemente utilizzata e, presumibilmente, come succede di solito, manipolata dall’attività teatrale, che ha potuto mantenersi buona, in molti casi migliore di quella dell’altra famiglia, anche per il confronto con i papiri.

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  9. Questa ipotesi pare essere confermata quando ci si trovi di fronte a divergenze codicologiche riconducibili ad errore da maiuscola, come osserva V. Di Benedetto, La tradizione manoscritta euripidea, Padova 1965, p. 147 “Ora, com‘è noto, un chiaro indizio che ci sia stata piú di una traslitterazione e che quindi ci si trovi di fronte a una tradizione ‘aperta’, non risalente a un archetipo, si ha quando divergenze tra due o piú mmi della tradizione sono riconducibili ad errore da maiuscola … Alc. , 130 TCv ’ En piov V : Tiv ’ kiri ßiov BO …; 232 TwS’ knötiro BV : 1.46E y öipa LP …; 420 yE LP : rE BV…; 736 TIQS’ ET Elmsley : TwS’ tT LP : TWSE yE BV …; 905 (AET’ BV : WXEr’ LP …; 1077 dnEpßaXX’ Monk : vir pßaX’ B : virEpßaLv’ LI”.

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  10. Per Anassandride bisogna riconoscere la contemporaneità con Polemone, a sua volta coevo di Aristofane di Bisanzio e Tolemeo V Epifane, secondo il Lex.Suid., s.v. Πoλéμων = III, p. 207,15 Adl. Cfr. anche F. Susemihl, Geschichte der griechischen Litteratur in der Alexandrinerzeit, I, Leipzig 1891, p. 665.

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  11. Cfr. S. Timpanaro, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 19522, p. 193.

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  12. Qualche riserva si potrebbe opporre per : schol. Alc., 795 = II, p. 235, 2 Schw. virEpßal\Wv rvXas’ ypä.Oerai. iraas AB1; schol. Alc., 1127 = II, p. 243, 20 Schw. ypäcterat röö Ag. Tuttavia non bisogna trascurare il fatto che, nel primo caso, si tratta di correzione in B e, nel secondo, di aggiunta in A. Sul valore e l’antichitä delle varianti scoliastiche si 8 fermata anche la Dale in Euripides, Alcestis, edit with Introd. and Comm. by A.M. Dale, Oxford 1954, pp. XXXI–XXXIII.

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  13. A questi si potrebbe aggiungere quello di Alc., v.846 Xoxaia: 1,oXrjaas codd. et EA (XoXias A corr. Schw.) se non avessimo la conferma della lettura da un codice fiorentino del X sec. dell’Etimologico Magno: cfr. M. E. Miller, Mdlanges de Littérature Grecque, (Paris 1868) Amsterdam 1965, pp. 2. 208.

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  14. Le principali edizioni dell’Alcesti prese a base dei nostri riscontri, oltre a quella già citata della Dale, sono: Euripidis fabulae, recogn. brev. adn. crit. instr. G. Murray, I, (Oxonii 1902) Oxonii 1958 ; Euripides, Alcestis, ed. A. Garzya, Leipzig 19832; Euripidis fabulae, ed. J. Diggle II, Oxford 1984; Utile risulta anche l’apparato di congetture in Euripidis fabulae, edd. R. Prinz — N. Wecklein, I, Lipsiae 19123, pp. 49–60.

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Grimaldi, M. (1997). Sul contributo degli scolî all’edizione del testo dell’ Alcesti di Euripide. In: Zimmermann, B. (eds) Griechisch-römische Komödie und Tragödie II. J.B. Metzler, Stuttgart. https://doi.org/10.1007/978-3-476-04271-2_7

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  • DOI: https://doi.org/10.1007/978-3-476-04271-2_7

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