Riassunto
La tragedia attica porta le tracce linguistiche dei generi letterari che hanno contribuito alla sua formazione fornendo parole, elementi narrativi, miti, forme, immagini. Le difficoltà dei letton nel capire la complessità della lingua poetica sono anticipate dalle difficoltà esperite dai personaggi della tragedia. Ora sono in pochi a credere che i personaggi siano prigionieri del linguaggio del genere letterario a cui appartengono1, ma certo succede che i personaggi subiscano il loro fato perché si smarriscono nell’indeterminatezza e nella complessità della lingua poetica: in Eschilo Agamennone non comprende il discorso ambiguo di Clitemestra, Clitemestra nell’Elettra di Euripide non coglie i doppi sensi della figlia, Penteo non capisce le minacce di Dioniso nelle Baccanti2. Il caso più famoso di hysteron proteron in Sofocle rivela i pericoli del passaggio dalle espressioni dell’epica alla lingua della tragedia. Edipo pericolosamente riassume l’oracolo di Apollo, e trae una inferenza sbagliata, ingannato da uno stilema tipico della lingua tragica.
Oltre ai partecipanti al convegno di Verona, ringrazio M. Curti, R. Ferri, G.W. Most e V. Di Benedetto per utili discussioni e osservazioni, e G.B. Conte per avermi fatto leggere un suo lavoro inedito.
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Battezzato, L. (2003). Linguistica e figure retoriche: hysteron proteron e pleonasmo da Omero a Sofocle. In: Il dramma sofocleo: testo, lingua, interpretazione. J.B. Metzler, Stuttgart. https://doi.org/10.1007/978-3-476-02909-6_2
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DOI: https://doi.org/10.1007/978-3-476-02909-6_2
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