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Part of the book series: Astrophysics and Space Science Library ((ASSL,volume 399))

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Abstract

Magiotti and Bouchard write a letter to Galileo in 1634, when he is 70 years old in order to inform him about the heliotropic clock made by Kircher. Galileo is an old man, and his beloved daughter, Sister Maria Celeste, has just died.

As for Astronomy, you should ask astronomers

Cristoph Clavius, 1591

Astronomos in rebus astronomicis

esse consulendos

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Notes

  1. 1.

    G. Galilei, 1634, Letter to Elia Diodati, 25 July 1634, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. XVI, G. Barbera ed., Firenze, “Se il Galileo si avesse saputo mantenere l'affetto dei Padri di questo Collegio, viverebbe glorioso al mondo e non sarebbe stato nulla delle sue disgrazie, e arebbe potuto scrivere ad arbitrio suo d'ogni materia, dico anco di moti di terra, etc.… si che V. S. vede che non è questa né quella opinione quello che mi ha fatto e fa la guerra, ma l'essere in disgrazia dei giesuiti”.

  2. 2.

    G. Galilei, 1588, Letter to Cristoforo Clavio, 8 January 1588, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “Parmi hor mai tempo di rompere il silenzio sin qui usato con V S M R da che mi partii di Roma, si per rinfrescarli nella memoria il desiderio che ho di servirla, come ancora per darle occasione di satisfare al desiderio mio che è d’intender nuova di lei: et sentire di parer suo circa alcune mie difficoltà…”.

  3. 3.

    C. Clavio, 1588, Letter to Galileo Galilei, 16 January 1588, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “Ho ricevuto la lettera di V.S., a me gratissima per intendere come si ricordi tanto particolarmente di me, si come lo fo anco io di lei..Quanto al trattato del Calendario, l’ho finito, ma l’ho da rivedere co‘1 Cardinale di Mondevi, il quale è occupatissimo, et trattiene questo negotio. Con questo fo fine, offrendomi in ogni sua occorrenza potrò”.

  4. 4.

    G. Galilei, 1588, Letter to Cristoforo Clavio, 25 February 1588, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “Ricevetti più giorni sono una di V S R. à me gratissima alla quale non prima che hora ho dato risposta si per essermi convenuto fare alcuni viaggi sì ancora per non l’infastidire sapendo quanto sia di continuo occupata…”.

  5. 5.

    C. Clavio, 1588, Letter to Galileo Galilei, 5 March 1588, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “…mi dispiace di non potere per le continue mie occupationi attendere con piu studio alla materia del centro gravitatis per satisfare a V. S. nel suo quesito, come io desidero… . Della promessa mi ricordarò, et sarò sempre pronto a servirlo…”.

  6. 6.

    G. Galilei, 1586, e.g. in Opere di Galileo Galilei, UTET, 1980, p. 1 “…è assai noto a chi di leggere gli antichi scrittori cura si prende, avere Archimede trovato il furto dell'orefice nella corona d'oro di Ierone, così parmi esser stato sin ora ignoto il modo che sì grand'uomo usar dovesse in tale ritrovamento”.

  7. 7.

    G. Galilei, 1606, Le operationi del compasso geometrico e militare, Pietro Marinelli ed., Padova.

  8. 8.

    G. Galilei, 1606, Le operazioni del compasso geometrico et militare, Pietro Marinelli, Padova, in Classici della Scienza, UTET, 1980.

  9. 9.

    G. Galilei, 1607, Difesa di Galileo Galilei contro alle calunnie ed imposture di Baldassarre Capra Milanese, Tomaso Baglioni, Venezia, (digitized by Museo Galileo—Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze) p. 22v “… non avendo il Capra saputo rispondere, né renedere buon conto sopra le cose per lui aggiunte nel predetto libro, restorno detti Eccellentissimi Signori molto ben certi, che in effetti il predetto Capra havesse in gran parte trasportato il libro del predetto Galilei nel suo…”.

  10. 10.

    G. Galilei, 1597, Letter to I. Keplero, 4 August 1597, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “Multas conscripsi et rationes et argumentorum in contrarium eversiones, quas tamen in lucem hucusque proferre non sum ausus, fortuna ipsius Copernici, praeceptoris nostri…”.

  11. 11.

    The mass of stars which are going to die, namely White Dwarfs, cannot exceed a certain limit, because otherwise the star structure could not support its weight. Since most existing stars are not constituted by single stars, but rather by systems, made up of at least a couple of stars, a white dwarf may be orbiting together with a giant star. Provided there is a short distance between the two stars, the outer layers of the giant star, because of gravitational attraction, detach themselves from it and move to the white dwarf, which thus acquires a bigger mass. The white dwarf thus exceeds the limit beyond which the star structure becomes unstable, and violently collapses, while triggering off a process of quick nuclear fusion, with the creation of heavy elements, which are swiftly expelled from the star. The white dwarf which, because of its small dimensions and low luminosity, was not visible from the Earth, suddenly becomes extremely bright but will disappear after a few weeks, when the remains of the nuclear explosion have scattered.

  12. 12.

    L. Delle Colombe, 1606, “Discorso di Lodovico delle Colombe nel quale si dimostra, che la nuova Stella apparita l'Ottobre passato 1604…”. Giunti, Firenze, p. 32 (digitized by Google)Dico adunque la stella vedutasi l’Ottobre 1604 ne’ 18 gradi del Sagittario, si come quella, che nella Cassiopea si vide l’anno 1572, e le altre di questa guisa nel Cielo apparite ne sono, qual fù quella che osservò Hiparco ne’ tempi suoi, niuna altra cosa essere che una vera stella di quelle, che furono da principio nel Cielo…”.

  13. 13.

    L. Delle Colombe, ibidem, p. 21 “Vogliono altri, che quelle nuove stelle siano una parte condensata di Cielo, affermando cotale spessamento in quel semplice corpo altro non cagionare che perfezione maggiore…”.

  14. 14.

    G. Galilei, 1605, Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene, Pietro Paulo Tozzi, Padova, p. 18, "Cancaro, l'hà bio torto sta stella, a deroinare così la filuoria de costoro!"

  15. 15.

    C. Clavio, 1604, Letter to G.A. Magini, quoted in I. Altobelli, 1604, Letter to Galileo Galilei, 30 December 1604.

  16. 16.

    C. Clavio, 1604, Letter to Galileo Galilei, 18 December 1604, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “…Qui è stato un gran bisbiglio della stella nova, la quale habbiamo trovata nel 17 grado di altezza, con latitudine borea di gradi 1 1/2 in circa. Se V. S. ha fatto qualche osservatione, mi farà piacere d'avisarmi…”.

  17. 17.

    C. Clavio, ibidem: “Mi vergogno quasi della mia negligentia, in fare a saper V. S. come molti anni sono, almeno 11, che finito di stampare il mio Astrolabio, l'anno 1593, mandai subito uno a lei, et indrizzai al S.or Balì di Siena; et andando io l'anno 1600 a i bagni di S. Casciano et a Siena, trovai che 'l libro non era mandato a V. S., perchè s'era partito da Pisa senza sapere io niente di questo; et un gentilhuomo Sanese s' l'haveva usurpato per sé, et pregandomi gli lo donai.. Interim gli mando la Geometria Prattica, stampato adesso, benchè non è degna di lei; ma lo fo per continuare l'amicitia tra noi”.

  18. 18.

    G. Galilei, 1610, Sidereus Nuncius, Thomam Baglioni, Venetiis, p. 5, Pulcherrimum atque visu iucundissimum est, lunare corpus, per sex denas fere terrestres semidiametros a nobis remotum, tam ex propinquo intueri, ac si per duas tantum easdem dimensiones distaret…. deinde sensata certitudine quispiam intelligat, Lunam superficie leni et perpolita nequaquam esse indutam, sed aspera et inæquali; ac, veluti ipsiusmet Telluris facies, ingentibus tumoribus, profundis lacunis atque anfractibus undiquaque confertam existere.

  19. 19.

    G. Galilei, 1610, ibidem, p. 16, “a nobis fuit observatum, est ipsiusmet LACTEI Circuli essentia, seu materies, quam Perspicilli beneficio adeo ad sensum licet intueri, ut et altercationes omnes, quæ per tot sæcula philosophos excruciarunt, ab oculata certitudine dirimantur, nosque a verbosis disputationibus liberemur. Est enim GALAXIA nihil aliud, quam innumerarum Stellarum coacervatim consitarum congeries…”.

  20. 20.

    G. Galilei, 1610, ibidem, p. 17, “Die itaque septima Ianuarij instantis anni millesimi sexcentesimi decimi, hora sequentus noctis prima, cum caelestia sidera per Perspicillum spectarem, Iuppiter sese obviam fecit…. Tres illi adstare Stellulas, exiguas quidem, veruntamen clarissimas, cognovi….

  21. 21.

    G. Galilei, 1610, ibidem, p. 18 Statutum ideo omnique procul dubio a me decretum fuit, tres in caelis adesse Stellas vagamntes circa Iovem, instar Veneris atque Mercurii circa Solem….

  22. 22.

    G. Galilei, 1610, ibidem p. 28 “nunc enim, nedum Planetam unum circa alium convertibilem habemus, dum ambo magnum circa Solem perlustrant orbem, verum quatuor circa Iovem, instar Lunæ circa Tellurem, sensus nobis vagantes offert Stellas, dum omnes simul cum Iove, 12 annorum spatio, magnum circa Solem permeant orbem”.

  23. 23.

    In fact, over and above the peculiar status of the Moon, there are, at the time, several further objections to the system of Copernicus, and we may wonder why Galileo still supports him with so much conviction. Perhaps this system offers a scientist like Galileo the intrinsic merit of not allowing ad hoc adjustments. In other words, the system prevents anyone from changing the dimensions or the positions of both epicycles or deferent because, as Copernicus says in De Revolutionibus orbium coelestium, “the order and magnificence of all stars and spheres, and of the sky itself is so well-connected that you cannot move anything anywhere without generating confusion of parts and of the whole”.

  24. 24.

    P. Gualdo, 1611, Letter to Galileo Galilei, 29 July 1611, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. XI, G. Barbera ed., Firenze, “Credo che altri che lui non l'habbia veduto; e poi quel mirare per quegli occhiali m'imbalordiscon(506) la testa: basta, non ne voglio saper altro”.

  25. 25.

    G. Galilei, 1610, Letter to Belisario Vinta, 30 July 1610, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “Ho cominciato il dì 25 stante a rivedere Giove orientale mattutino, con la sua schiera de' Pianeti Medicei, et più ho scoperto un'altra stravagantissima meraviglia… Questo è, che la stella di Saturno non è una sola, ma un composto di 3, le quali quasi si toccano, nè mai tra di loro si muovono o mutano; et sono poste in fila secondo la lunghezza del zodiaco, essendo quella di mezzo circa 3 volte maggiore delle altre 2 laterali: et stanno situate in questa forma”.

  26. 26.

    G. Galilei, 1610, Letter to Cristoforo Clavio, 17 September 1610, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. X, G. Barbera ed., Firenze, “ tempo ch'io rompa un lungo silenzio, che la penna, più che 'l pensiero, ha usato con V.S.M.R… ho inteso come ella, insieme con uno dei loro Fratelli, havendo ricercato intorno a Giove, con un occhiale, de i Pianeti Medicei, non gli era succeduto il potergli incontrare. Di ciò non mi fo io gran meraviglia, potendo essere che lo strumento o non fusse esquisito sì come bisogna, o vero che non l'havessero ben fermato; il che è necessariissimo, perchè tenendolo in mano, benchè appoggiato a un muro o altro luogo stabile, il solo moto dell'arterie, et anco del respirare, fa che non si possono osservare, et massime da chi non gli ha altre volte veduti et fatto, come si dice, un poco di pratica nello strumento…”.

  27. 27.

    C. Clavio, 1610, Letter to Galileo Galilei, 17 December 1610, ibidem “… volevo prima tentare di vedere i novi Pianeti Medicei: et così l'habbiamo qua in Roma più volte veduti distintissimamentechiarissimamente si cava che non sono stelle fisse, ma erratiche, poi che mutano sito tra sè et tra Giove. Veramente V. S. merita gran lode, essendo il primo che habbi osservato questo…”.

  28. 28.

    G. Galilei, 1619, Letter to Cristoforo Clavio, 30 December 1610, ibidem…ha guadagnato alcuno degl'increduli; ma però i più ostinati persistono, et reputano la lettera di V.R. o finta o scrittami a compiacenza, et insomma aspettano che io trovi modo di far venire almeno uno dei quattro Pianeti Medicei di cielo in terra a dar conto dell'esser loro et a chiarir questi dubbii; altramente, non bisogna che io speri il loro assenso…”.

  29. 29.

    C. Grienberger, 1611, Letter to Galileo Galilei, 20 January 1611, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. XI, G. Barbera ed., Firenze, “…quanto tu asserisci non può essere accettato a cuor leggero ed è certamente difficile abbandonare opinioni che si sono consolidate in tanti secoli grazie al lavoro di tanti sapienti. E se non avessi osservato con i miei occhi quei prodigi che tu hai osservato per primo, non so se potrei crederci… .”.

  30. 30.

    Letter of the Mathematicians of the Collegio Romano to Roberto Bellarmino, 24 April 1611, in ibidem  “… non si può negare che non ci siano ancora nella Via Lattea molte stelle minutehabbiamo osservato che Saturno non è tondo, come si vede Giove e Marte, ma di figura ovata et oblonga in questo modoè verissimo che Venere si scema, et cresce come la luna: et havendola noi vista quasi piena, quando era vespertina, habbiamo osservato che a puoco a puoco andava mancando la parte illuminatanon si può negare la grande inequalità della luna…” “…si veggono intorno a Giove quattro stelle, che velocissimamente si movono hora tutte verso levante, hora tutte verso ponente, et quando parte verso levante, et quando parte verso ponente, in linea quasi retta: le quali non ponno essere stelle fisse poichè hanno moto velocissimo et diversissimo dalle stelle fisse, et sempre mutano le distanze fra di loro et Giove…”.

  31. 31.

    L. Delle Colombe, 1611, Letter to C. Clavio, 27 May 1611, in ibidem “… differenza tra me ed il Sig. Galileo, ch'egli tiene ch'elle siano nella superficie, a guisa della terra ch'è circondata dall'aria; ed io tengo ch'elle siano per entro quel corpo, e non nella superficie, perchè sono parti più dense, e il restante del corpo sia ripieno di parti più rare, sicchè sia tutto un corpo, con una sola superficie liscia e in niuna parte diseguale o dentata…”.

  32. 32.

    G. Galilei, 1611, Letter to Gallanzone Gallanzoni, 16 July 1611, in ibidem “…sono errori tanto grossolani, che generano meraviglia immensa come possino ritrovarsi al mondo cervelli così stolidi, che di sì solenni scempiaggini siano capaci…”.

  33. 33.

    F. Cesi, 1612, Letter to G. Galilei, 23 December 1612, in ibidemIl S. Cigoli s'è portato divinamente nella cupola della capella di S. S.tà a S. Maria Maggiore, e come buon amico e leale, ha, sotto l'imagine della Beata Vergine, pinto la luna nel modo che da V.S. è stata scoperta, con la divisione merlata e le sue isolette. Spesso siamo insieme, consultando contro l'invidia della gloria di V. S”.

  34. 34.

    L. Cardi, 1612, Letter to G. Galilei, 23 March 1612, in ibidem “…Non credo avere scritto a V. S. come io ò uno ochiale, et è assai buono, tanto che veggo da Santa Maria Maggiore l'orivolo di S.o PietroLa luna la veggo benissimo, e nel dintorno, pur di verso la parte luminosa, qualche inegualità: le stelle di Giove me le mostra benissimo…”.

  35. 35.

    M. Kemp, 2006, Nature, 442, 276.

  36. 36.

    A. Piccolomini, 1639, Lettera a Galileo Galilei, 19 Luglio 1639, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. XVIII, G. Barbera ed., Firenze, “…Mi dispiace infin all'anima che la sua poca salute non le lascia godere il saggio del mio vino; ma se almeno le gustasse, prenderei animo di serbargnene qualche poco per quando ella si fusse rihavuta…”.

  37. 37.

    G. Galilei, 1634, Letter to Elia Diodati, 25 July 1634, in 1966, Le Opere di Galileo, vol. XVI, G. Barbera ed., Firenze, “…Con questa riceverà anco V. S. i cristalli per un telescopio, domandatimi dal medesimo S.re Gassendo per suo uso e di altri, desiderosi di fare alcune osservazioni celesti; li quali potrà V. S. inviargli significandoli che il cannone, cioè la distanza tra vetro e vetro, deve essere quanto è lo spago che intorno ad essi è avvolto, poco più o meno secondo la qualità della vista di chi se ne deve servire…”.

  38. 38.

    G. Galilei, 1634, Letter to Elia Diodati, 25 July 1634, in ibidem, “…Con questa riceverà anco V. S. i cristalli per un telescopio, domandatimi dal medesimo S.re Gassendo per suo uso e di altri, desiderosi di fare alcune osservazioni celesti; li quali potrà V. S. inviargli significandoli che il cannone, cioè la distanza tra vetro e vetro, deve essere quanto è lo spago che intorno ad essi è avvolto, poco più o meno secondo la qualità della vista di chi se ne deve servire…” …“pieno di molestie che mi violentano a mancar talvolta a quelli officii che io più desidero di essequireSono stracco e averò soverchiamente tediata V. S.: mi perdoni e mi comandi. Gli bacio le mani”.

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Buonanno, R. (2014). Jesuits, Scales and Telescopes. In: The Stars of Galileo Galilei and the Universal Knowledge of Athanasius Kircher. Astrophysics and Space Science Library, vol 399. Springer, Cham. https://doi.org/10.1007/978-3-319-00300-9_3

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