Abstract
L'articolo prende spunto da un romanzo di fantascienza di Max Erlich (Il pianeta gigante, pubblicato negli anni della guerra fredda, in cui il pericolo – che poi si rivelerà irreale – di un pianeta che diventa sempre più grande avvicinandosi alla Terra e rischiando di colpirla fa riconciliare URSS e USA) per porsi la domanda, non fantascientifica ma reale, Abbiamo bisogno di un nemico comune? per dimenticare i contrasti fra gli Stati e, quindi, metterli da parte. La domanda – cui all'inizio anche l'autore pare non trovare risposta – è riportata a problemi attuali (come quello della ex-Jugoslavia, dove serbi, croati e sloveni si sono fatti la guerra tra loro dimenticando il loro passato nazionalismo jugoslavo dovuto al nemico comune, l'Italia, o quello del fondamentalismo islamico, cui si accenna). L'autore, poi, dopo una lunga discussione delle teorie sulla materia, giunge alla seguente conclusione: il nemico comune altro non è che lo specchio delle nostre paure ed è necessario combatterlo prima che diventi pericoloso per noi stessi e per gli altri, ed anche per questo non è necessario andarlo a cercare o crearlo. Anche in questo senso, l'autore sostiene che, per evitare simili rischi, una funzione importante può essere svolta dalla letteratura, che supera tutte le frontiere e il cui viaggio fra la gente e le culture è; anche un'odissea.
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Magris, C. Abbiamo bisogno d'un nemico comune?. Neohelicon 29, 187–192 (2002). https://doi.org/10.1023/A:1015655731442
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DOI: https://doi.org/10.1023/A:1015655731442