Abstract
Giuseppe Pecchio, economista, giurista, e patriota italiano che, dopo il periodo napoleonico, fu costretto, con il ritorno degli Austriaci a Milano, all'esilio in Inghilterra, fu un intellettuale fra '700 e '800 che ebbe numerosi interessi fra i quali, oltre al diritto e all'economia, quello della letteratura. Particolarmente con un'opera, La produzione letteraria, egli si interessò dei rapporti fra le lettere e il loro mercato, ponendosi così come un precursore della moderna sociologia della letteratura. È soprattutto questo l'aspetto della sua opera qui analizzato, anche se non meno importanti sono le sue considerazioni sull'Italia e sugli italiani che lo portano ad un rapporto di odio-amore verso il suo paese. La sua opinione sulla letteratura (e sulla fruizione di questa) rientrano comunque in un campo molto vasto di interessi che lo portano ad essere non un puro studioso di letteratura ma un conoscitore profondo (e disincantato) anche di quest'ultima, che non rinuncia ad esaminare il rapporto complesso (e perciò non sempre univoco) fra questa e la società.
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Caramaschi, V. Utopie e calcoli di un intellettuale ottocentesco. Neohelicon 29, 35–44 (2002). https://doi.org/10.1023/A:1015631025991
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DOI: https://doi.org/10.1023/A:1015631025991