Commento a:

Visceral and subcutaneous adipose tissue FDG uptake by PET/CT in metabolically healthy obese subjects.

A.L. Oliveira, D.C. Azevedo, M.A. Bredella, T.L. Stanley, M. Torriani.

Obesity (2015) 23(2):286–289

Lo scopo dello studio era quello di misurare la captazione del fluoro desossiglucosio (FDG) da parte del tessuto adiposo viscerale (VAT) e di quello sottocutaneo (SAT) in soggetti obesi metabolicamente sani (MHO) e in soggetti obesi metabolicamente malati (MAO), a confronto con soggetti magri metabolicamente sani (MHL). Dato che i soggetti MHO hanno un rischio metabolico maggiore, è stato ipotizzato che i soggetti MHO e quelli MAO hanno una captazione simile del PDG nel tessuto viscerale (VAT).

A questo proposito sono stati sottoposti a indagine 18F-FDG PET/TAC, 60 soggetti MHL, 20 soggetti MHO e 61 MAO per misurare il volume di VAT e SAT e la captazione del FDG; erano stati anche raccolti i dati riguardanti i fattori di rischio cardiovascolari (IMC, circonferenza addome, pressione arteriosa, profilo lipidico e glicemia a digiuno). Come atteso, i soggetti MHO e quelli MAO avevano una captazione del FDG a livello del VAT simile e significativamente inferiore rispetto ai soggetti MHL, indipendentemente dall’età e dal genere; la captazione del SAT, invece, era simile in tutti e tre i gruppi e, in generale, la captazione da parte del VAT era maggiore rispetto al SAT. In una serie di sottoanalisi condotte sui soggetti obesi, risultava che la captazione del FDG da parte del VAT era associata negativamente con l’adiposità corporea totale rispetto al SAT, e che quella nei depositi addominali era associata positivamente con la densità epatica.

Gli autori concludono che la captazione del FDG nel VAT è simile nei soggetti MHO e MAO e minore rispetto ai soggetti MHL, suggerendo che i soggetti obesi metabolicamente sani o malati hanno una disfunzione simile del VAT, nonostante che i sani abbiamo un profilo metabolico migliore. La ridotta captazione del FDG da parte del VAT nei soggetti obesi può essere dovuta all’infiltrazione macrofagica, all’alterata perfusione, all’insulino-resistenza e, in generale, allo stato infiammatorio cronico associato all’obesità.

Lo studio di Oliviera e collaboratori contribuisce alla caratterizzazione del tessuto adiposo viscerale come un importante determinante del rischio metabolico anche in soggetti obesi ma clinicamente sani; una migliore caratterizzazione di questi soggetti dal punto di vista clinico e fisiopatologico potrebbe contribuire a individuare quelli veramente a rischio di sviluppare il diabete tipo II e la malattia cardiovascolare.