La chirurgia mini-invasiva si sta espandendo in tutti i settori della chirurgia ortopedica: nella nostra divisione, ormai dal 2002, trattiamo molte patologie del piede con tale metodica. In questi anni non sono mancati confronti e scontri con colleghi che sostengono idee diverse. Pur consapevoli che la strada sarà lunga e avrà bisogno di lavori scientifici specifici, abbiamo ritenuto opportuno impegnarci in questo lavoro per poter far conoscere la tecnica e comprenderne le possibilità e i limiti.

Alla luce della nostra esperienza, penso di poter affermare che non si vuol sostituire con tale metodica la chirurgia classica a cielo aperto, né si vuole dimostrare la superiorità di una rispetto all’altra; tuttavia, è possibile e va ricercato un dialogo tra i sostenitori delle due tecniche poiché sussiste un obiettivo comune: il ripristino di una “anatomia funzionale” e la restitutio ad integrum della biomeccanica del passo.

Le tecniche mini-invasive vanno considerate come una ulteriore risorsa per i chirurghi del piede, richiedono però esperienza e una curva di apprendimento piuttosto lunga. La mancanza della visione diretta impone un’approfondita conoscenza dell’anatomia funzionale e del gesto chirurgico.

La chirurgia mini-invasiva, nel rispetto delle giuste indicazioni, permette vantaggi considerevoli per il paziente (ripresa più precoce) e per la struttura (tempi chirurgici più brevi) che di certo non si esauriscono nelle piccole dimensioni delle incisioni cutanee.

Da queste righe giunga un ringraziamento ai colleghi Gabriele Potalivo, ortopedico presso l’ospedale di Spoleto, Alessandro Amanti, ortopedico presso l’ospedale di Branca, e Andrea Farneti, ortopedico presso l’ospedale di Foligno che, con il loro impegno, hanno reso possibile questo lavoro.

Un ringraziamento ai colleghi Luciano Ferrini e Carlo Farneti che come direttori, in periodi diversi, del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Foligno hanno creduto nella chirurgia mini-invasiva e ci hanno quindi dato la possibilità di implementare le nostre conoscenze e di fare una proficua esperienza in periodi in cui eravamo pionieri.

Un grazie di vero cuore va a tutti i colleghi che hanno contribuito alla stesura di questo volume scientifico.

Infine, un ringraziamento va all’OTODI e, in particolare, al collega Carlo De Roberto che ha accolto la nostra proposta di curare codesto fascicolo e ai direttori scientifici de Lo Scalpello che hanno voluto affidarci questa piacevole fatica.

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Carlo Farneti, Direttore Dip. Ortopedia, Ospedale di Foligno

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Stefano Ferranti, Responsabile Chirurgia del piede e caviglia, Ospedale di Foligno