Esistono in Ortopedia e Traumatologia, così come in tutte le specialità della Medicina, argomenti apparentemente banali, ma che richiedono periodiche rivisitazioni, alla luce dell’evoluzione continua delle tecniche chirurgiche e delle scienze di base.

Tra questi argomenti, in questo numero monotematico de Lo Scalpello si è pertanto deciso di affrontare le problematiche delle fratture diafisarie delle ossa lunghe, patologia di osservazione comune nei nostri Reparti traumatologici, che normalmente non presenta difficoltà tecniche ma che, in particolari condizioni cliniche, locali o generali, può esitare in ritardi di consolidazione o, peggio, in pseudoartrosi, viziose consolidazioni, infezioni. Il trattamento di queste fratture spesso mette a dura prova anche chirurghi esperti, ma un corretto inquadramento, una giusta indicazione chirurgica, accompagnati da un gesto chirurgico puntuale nei tempi e preciso nella tecnica, devono far parte del bagaglio culturale anche dei giovani chirurghi.

Le metodiche di trattamento risultano molteplici, e se il trattamento conservativo trova ancora un suo ruolo in particolari condizioni, il trattamento chirurgico è ormai lo standard, mediante l’inchiodamento endomidollare, la sintesi con placche, il ruolo della fissazione esterna temporanea o definitiva.

Abbiamo voluto esaminare i singoli segmenti scheletrici dedicando, invece, la trattazione di alcune problematiche comuni ad articoli specifici, quali il ruolo della fissazione esterna, le pseudoartrosi e le infezioni, la correzione delle deformità e le fratture patologiche.

Con questo numero monografico, elaborato dall’OTODI Sardegna ma che ha coinvolto anche esperti di altre Regioni, proseguiamo nella linea editoriale di affrontare in ogni numero de Lo Scalpello un singolo argomento, sistema che si è dimostrato finora molto apprezzato dai lettori. Riteniamo rappresenti senz’altro un utile strumento di aggiornamento, anche per intraprendere uno studio più approfondito con l’ausilio dell’ampia selezione bibliografica.

Ringraziamo l’OTODI per l’opportunità concessa, i Direttori della rivista e gli esperti che hanno collaborato per la loro disponibilità.