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Sulla “rettorica” di Michelstaedter. Il ruolo di Schopenhauer e alcuni richiami alla “viennese” filosofia del linguaggio

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Il concetto di “rettorica” nello scrittore e filosofo Carlo Michelstaedter, goriziano austroungarico, è un contributo molto originale al dibattito sulla Sprachkritik nella Vienna di inizio Novecento, città dove egli era, in un primo tempo, intenzionato a seguire all’università, i corsi di Matematica. Specie nella parte finale della sua opera maggiore si riconoscono fondamentali indicazioni del pensiero di Schopenhauer inerenti a tale concetto, la cui negatività e assoluta illusorietà si rivela nell’uso di parole non autentiche, cioè non necessitate dalla vita spirituale di ogni singolo parlante: parole ridotte a segni convenzionali, come scrive il Goriziano, riprendendo direttamente dall’antico Parmenide il termine ἑπίσημον, nome convenzionale. Di conseguenza la lingua degli uomini organizzata in sistema di bisogni e regole socializzate non può rivelare altro che «l’offa di parole vuote. (…). È così che nella società vecchia la lingua si cristallizza». Su questa direzione di pensiero Michelstaedter ricalca, quasi alla lettera, diversi concetti di Schopenhauer, nonché di qualche protagonista della Sprachkritik viennese, come Fritz Mauthner, scrittore e linguista boemo, non a caso anch’egli molto fedele alla lezione del filosofo di Danzica (la cui fortuna, del resto, nella cultura austroungarica, fu dilagante).

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Notes

  1. Per tutte le citazioni riportate a testo si fa riferimento all’edizione critica, a cura di Michelstaedter (1982), d’ora in avanti indicata con la sigla R&P.

  2. Adotto la seguente edizione di riferimento: Schopenhauer (1977a, b), I voll. III e IV corrispondono alla seconda parte del trattato, quella interessata nel presente lavoro. La traduzione italiana più recente è la seguente: Schopenhauer (2013). NdR: La traduzione in italiano di tutti i luoghi citati dal tedesco, nel testo o nelle note, è mia.

  3. R&P, pp. 129–165. Il corsivo è d’autore.

  4. P&R, p. 88. Il corsivo è d’autore.

  5. Hofmannsthal (1974), p. 40. «Die abstrakten Worte, deren sich doch die Zunge naturgemäß bedienen muß, um irgendwelches Urtheil an den Tag zu geben, zerfielen mir im Munde wie modrige Pilze» [trad. mia: «Le parole astratte, di cui la lingua deve servirsi secondo natura per portare alla luce un qualsiasi giudizio, mi si sfacevano in bocca come funghi ammuffiti»].

  6. P&R, pp. 175–176. I corsivi sono d’autore.

  7. Schopenhauer (1977a), p. 69. Sulla mancanza di senso compiuto nella lingua si veda anche Schopenhauer 1977b, pp. 624–640.

  8. Ho già documentato le numerose coincidenze tra le enunciazioni concettuali e persino stilistiche dei due autori: si veda Camerino (2005), pp. 19–34 (cap. L’impossibile cura della vita e della società. Affinità di Svevo e Michelstaedter con la cultura absburgica).

  9. Di cui si può vedere la ristampa del (1980) eseguita presso la casa editrice Rowohlt e l’edizione italiana, col titolo Sulle teorie di Mach, traduzione di Mazzino Montinari, Milano: Adelphi, 1973 (coll. "Piccola biblioteca Adelphi”).

  10. Su alcuni debiti di Freud rispetto a Schopenhauer mi sono specificamente soffermato in una mia recente relazione congressuale: si veda Camerino (2014), pp. 126–138.

  11. Mauthner (1922), p. 2/p. 122 (duplice numerazione).

  12. Schopenhauer (1977b), p. 122 (§ 30: “Logische Wahrheit”).

  13. Riferenza è voce obsoleta, ancora in uso fino agli albori del Novecento col significato di riferimento, collegamento, relazione: termine, quest’ultimo, che infatti pure si legge nella citazione a testo.

  14. Per i due ultimi luoghi citati si veda in Hugo von Hofmannsthal, Ein Brief, cit., pp. 40–42.

  15. P&R p. 128. Sulla infinita potestas e sulla persuasione in Michelstaedter mi sia concesso rinviare ancora al mio saggio, già cit., L’impossibile cura della vita e della società; si veda in particolare alle pp. 24–25 e 32–34.

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Camerino, G.A. Sulla “rettorica” di Michelstaedter. Il ruolo di Schopenhauer e alcuni richiami alla “viennese” filosofia del linguaggio. Neohelicon 45, 55–63 (2018). https://doi.org/10.1007/s11059-018-0427-z

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